lunedì 3 dicembre 2012

Un'emozione chiamata Artemisia (Penhaligon's)


Premetto che sono tanti i profumi che incontro durante le mie giornate, un po' per lavoro e un po' per passione. Ogni profumeria, erboristeria, negozio di nicchia o concept store attira inevitabilmente la mia curiosità e mi ritrovo a ficcare il naso davvero dappertutto.

Premetto inoltre che non sono un'amante dei profumi inglesi, più che altro per un mio pregiudizio che me li fa immaginare sempre eccessivamente spostati sugli assoluti di Rosa o di fiori in generale. 
Per cui, quando per la prima volta ho incontrato le fragranze di Penhaligon's avevo in testa un'idea... che si è smaterializzata in un attimo alla prima spruzzata.

La mia immediata reazione ad Artemisa è stata una forte emozione, un brivido sotto la pelle. Ancora ne non so il motivo, ma le infinite delicate sfacettature di questo, che secondo me me è un capolavoro dell'arte della profumeria, mi sono esplose dentro e mi hanno da subito provocato un sentimento. 

Ho amato questo profumo da subito, ma è stata una passione divorante. L'ho odorato e adorato senza limitazioni per un lungo periodo, fino alla nausea. Quando ho capito che se avessi continuato così, tra di noi sarebbe finita per sempre, ho iniziato ad usarlo con più cautela, a centellinare le spruzzate, a privarmene fino a sentirne la mancanza. 

Ho imparato a gestirlo per permettermi di riprovare ogni volta quella forte emozione. E ancora oggi è così. Quando accedo alla mia boccetta di Artemisia ho l'impressione di aprire una pozione magica, di cui so che non posso abusare. E ogni volta lo riscopro in tutte le sue infinite e delicatissime sfacettature, i suoi contrasti armonici e i suoi accordi sensuali. Un lungo fondo muschiato e poudrè mi accompagna per ore, fino a confondersi splendidamente con l'odore della pelle.

In quest'ultimo attimo di vita della fragranza ho la sensazione di essere io stessa Artemisia, una bellissima e sensuale cortigiana dell'800 che rivive sulla mia pelle.

domenica 6 maggio 2012

Retaggi d'infanzia: JC de Castelbajac

Per continuare il filone dei profumi che mi portano indietro nel tempo non posso non parlare di JC de Castelbajac. 
Premetto che, pur avendo ormai una certa età, sono molto legata alla "bambina" che c'è in me, quella di cui come diceva Antoine de Saint-Exupéry ne "Il piccolo principe (Le Petit Prince)", spesso gli adulti, presi dal lavoro o dalle cose serie della vita, si dimenticano. A volte però è sufficiente un odore, un profumo perché quella bambina si ripresenti con la stessa vivacità di allora. Un odore che mi riempie di calore è il profumo della minestra di verdure, quel mix perfettamente equilibrato di sedano, carota, cipolla, zucchine e patate che si fonde all'odore del vapore e diventa un familiare profumo autunnale di pomeriggi piovosi passati insieme alla nonna. Avete già l'acquolina in bocca vero? Purtroppo, o per fortuna, ancora non esiste una fragranza che ricostruisca questo bel quadretto d'infanzia. 

Esiste però un profumo che sa riportare sui banchi delle elementari, almeno a chi, come me, ha utilizzato tanto, nei lavoretti a scuola, la famosa Coccoina. 
Si tratta di JC de Castelbajac, una fragranza definita orientale dagli esperti del settore, ma che di orientale, come lo conosciamo noi per quello che ne possiamo sapere, ha ben poco. Un naso attento potrà sicuramente riconosce la mandorla, la vaniglia. A qualcuno ricorderà il marzapane. Ma l'effetto che ha avuto su di me è stato quello di farmi rivivere per un attimo la gioia di giocare con la cartapesta. Ho amato questo profumo dalla prima spruzzata e ancora oggi quando voglio regalarmi un attimo di pura gioia, ne spruzzo un po' addosso e un po' nell'aria. Lo indosso quando ho qualche appuntamento importante e non voglio prendermi troppo sul serio. Quando sono stressata e voglio ricordarmi chi sono. Portarmi in giro un po' della bambina che è in me, sembra quasi aiutarmi a dare il giusto valore alle situazioni che vivo. Mi sembra, così facendo, di concederle del tempo. E mi fa sentire meglio. 

To continue the trend of scents that take me back in time I can not speak of JC de Castelbajac
I state that, although a certain age now, I'm very tied to the "girl" in me, that girl that, as Antoine de Saint-Exupery said in "The Little Prince (Le Petit Prince)", often adults, taken from work or from serious things of life, forgotten. But sometimes just a smell, a perfume, an that child came back again whit the same lively. A smell that fills me with warmth is the smell of vegetable soup, this perfectly balanced blend of celery, carrot, onion, zucchini and potatoes, which blends with the smell of steam and becomes a familiar scent of autumn rainy afternoons spent with his grandmother. Unfortunately, or fortunately, there is still a fragrance that will rebuild this beautiful picture of childhood. 
But there is a perfume that smells bring about the elementary schools, at least to those who, like me, has used both, in the chores at school, the famous Coccoina. 
This is JC de Castelbajac, a fragrance called East by industry experts, but that of Eastern Europe, as we know it as far as I can tell, has very little. A nose can definitely recognize the careful almond, vanilla. Some will recall the marzipan. But the effect it had on me was to make me live again for a moment the joy of playing with paper mache. I loved this scent from the first spray and even now when I want to give me a moment of pure joy, I spray a little 'on him and a bit' in the air. I wear it when I have some important appointment and I will not take myself too seriously. When I am stressed and I want to remember who they are. Take me around a bit 'of the child in me, it seems to help me give the right value to the situations that I live. It seems to me, in so doing, to grant the time. It makes me feel better.

sabato 5 maggio 2012

Matin Calin : latte caldo e ricordi d'infanzia

In letteratura Proust ci ha insegnato, nel celebre episodio della "madeleine", come il gusto e l'olfatto abbiano un ruolo fondamentale nel recupero involontario dei ricordi. Situazioni passate, momenti d'infanzia che ritornano forti nella mente, e anche sottopelle come forti emozioni, al primo morso di un biscotto. 
E' proprio quanto mi è successo appena ho spruzzato nell'aria Matin Calin di Comptoir Sud Pacifique. Al primo respiro mi sono sentita bambina, nei miei primi anni di vita, quelli in cui ancora non sai esprimerti abbastanza bene per spiegare alla mamma che il latte lo preferisci senza zucchero. Un mattino qualsiasi di quegli anni luminosi e tranquilli, a colazione. 
Matin Calin ricostruisce un odore fortemente caratterizzato: puro latte caldo zuccherato. A mio avviso non ci possono essere altre descrizioni altrettanto efficaci.
Probabilmente potrei volere indossare una fragranza del genere in quelle giornate in cui ho nostalgicamente voglia di quella spensieratezza tipica dell'infanzia, di quell'età in cui non hai alcuna responsabilità, pensi ingenuamente e la mamma è una continua fonte di coccole.  Questa carezza è Matin Calin, un abbraccio che continua ad avvolgere durante la giornata. Ideale nei giorni di pioggia.


In literature, Proust taught us, in the famous episode of "madeleine", such as taste and smell have a critical role in the recovery of involuntary memories. Past situations, moments of childhood that come back strong in the mind, as well as strong emotions under the skin, at the first bite of a biscuit. It 's just what happened to me when I sprayed in the air Matin Calin by Comptoir Sud Pacifique. At the first breath I felt a little child, in my early life, the ones where you do not know how to express yourself well enough to explain your mother, that you prefer milk without sugar. One morning all of those years, bright and quiet, at breakfast. Matin Calin reconstructs an odor strongly characterized: pure hot milk sweetened. I think there isn't an other equally effective description. Probably I might want to wear a fragrance like that in those days when I feel like the nostalgic carefree childhood typical of that age where you have no responsibilities, and Mom is a constant source of pampering. This is Matin Calin caress, a hug to wrap that continues throughout the day. Ideal for rainy days.

Perchè questo blog?

Prima o poi nella vita si sente l'esigenza forte di aprire un nuovo blog. Forse perché un blog è un diario, una possibilità divertente per appuntarsi i propri pensieri, per approfondire le proprie passioni, per scoprire se stessi interagendo con altre persone.
Un blog è un mezzo meraviglioso per esprimersi, condividere pensieri e confrontare le proprie esperienze, lasciandosi affascinare  dalla complessità delle vite di ognuno di noi. Noi che siamo un insieme di esperienze. Noi che siamo immersi in una disordinata miscela di input sensoriali, che siamo bombardati da suoni, odori, luci e colori, spesso difficili da interpretare, a volte impossibili da descrivere. Questo è il fascino dell'esperienza della vita: la possibilità di esplorare il mondo attraverso i nostri sensi.
Evviva la vista, che ci permette di catturare con un battito di ciglia chi o cosa ci si pone all'attenzione, con i suoi colori e le sue luci.
Evviva l'udito, che ci avverte di ogni suono conosciuto o che ci regala emozioni quando sentiamo una melodia gradevole.
Evviva il gusto, che ci evita avvelenamenti e ci regala intense sensazioni di piacere quando addentiamo qualcosa che ci piace.
Evviva il tatto, che ci permette di entrare in relazione con la materia solida, che ci permette di riconoscere una consistenza piacevole o che ci mette in allerta quando c'è il pericolo di scottarsi o di farsi male.
Ma il senso che più di tutti mi ossessiona, da quando sono nata, è l'olfatto.
Possiamo decidere di non guardare, di non udire, di non assaporare,  di non toccare, ma non possiamo decidere di non odorare, perchè, come diceva Patrick Süskind nel suo romanzo più famoso, "il profumo è fratello del respiro". Non possiamo vivere senza respirare, quindi finché abbiamo vita, non possiamo  evitare di farci invadere dagli odori. 
"Colui che domina gli odori, domina il cuore degli uomini". 
Io non riesco a non pensarci. Ad ogni respiro.

Il mio rapporto con l'olfatto è particolarmente complicato. Credo che in ogni situazione io mi sia trovata in vita mia, abbia irrimediabilmente influenzato tutte le mie scelte, radicandosi vigorosamente nei miei ricordi.
Considerato poi che sono nata tra saponi e acque di colonia, vien da se io abbia, volente o nolente, dovuto imparare a dare ascolto al mio naso, peraltro anche esteticamente piuttosto importante, imparando a distinguere prima gli odori (come tutti) poi i profumi, poi le singole materie. 

E pur lavorando con i profumi, la mia avidità di odori mi spinge a ricercare sempre fragranze nuove, insolite, emozionanti.
No, non creo profumi, se è questo che state pensando. Li vendo. E nel venderli mi sono spesso imbattuta nella difficoltà di traduzione della materia olfattiva in linguaggio verbale.
Non è facile descrivere un profumo. Spesso è necessario ricorrere a metafore o immagini, perché il nostro vocabolario non conosce parole sufficenti a delineare una fragranze, a fare immaginare un odore. Oltretutto questo fatto non ci aiuta ad escludere che quanto percepiamo è simile per tutti. 
Per questo ho voluto aprire uno spazio in cui raccontare le mie esperienze olfattive in maniera assolutamente soggettiva. Uno spazio in cui confrontarmi con chi condivide con me questa passione/ossessione, in cui tentare di dare una forma scritta alle sensazioni che mi regala ogni profumo che sento, senza la pretesa di catturarlo e di rinchiuderlo definitivamente nella gabbia di una definizione.  Perché quello che deve fare il profumo è proprio questo: regalare un'emozione, un brivido, un'immagine e poi fuggire verso altri nasi.

Sooner or later in life you feel the strong need to open a new blog. Perhaps because a blog is a diary, a funny opportunity to write your own thoughts, to explore your passions, to find yourself interacting with other people. A blog is a wonderful means to express yourself, share thoughts and compare your experiences, fascinated by the complexity of the lives of everyone. We who are a set of experiences. We who are immersed in a chaotic mixture of sensory input, we are bombarded by sounds, smells, lights and colors, often difficult to interpret, sometimes impossible to describe. This is the charm of the life experience: the chance to explore the world through our senses.
The view, which allows us to capture with a heartbeat who or what stands to attention, with its colors and lights. The sound, any sound that warns us of known or emotions when we feel gives us a pleasing melody. The flavor, which prevents poisoning us and gives us intense feelings of pleasure when addentiamo something that we like.The touch, which allows us to enter into a relationship with the solid matter, which allows us to recognize a pleasant consistency and that puts us on alert when there is the danger of burning or hurting yourself. But the sense that haunts me most of all, since I was born, the sense of smell.
We can decide not to look, not to hear, not taste, do not touch, but we can not decide not to smell, because, as Patrick Süskind said in his most famous novel, "the perfume is the brother of breath." We can not live without breathing, so until we have lives, we can not avoid being invaded by odors.
"He who dominates the smells, dominates the hearts of men." I can not help but think about it. With each breath.
My relationship with the sense of smell is very complicated. I believe that in every situation I found both in my life, has irrevocably influenced all my choices, rooted strongly in my memories. Similarly, given that I was born in soaps and colognes, it comes from if I have, willingly or unwillingly, had to learn to listen to my nose, however aesthetically quite important, first learning to distinguish odors (like everyone else) then the scents , then the individual subjects. And while working with the scents, the smells of my greed pushes me to always try new fragrances, unusual, exciting.
No, I don't create perfumes, if that's what you're thinking. I sell them. And I sell are often encountered in the field of translation difficulties olfactory verbal language. It is not easy to describe a perfume. It is often necessary to resort to metaphors or images, because our vocabulary does not know words to outline a sufficenti fragrances, imagine making a smell. Besides this fact helps us to exclude that what we perceive is similar for all.
That's why I wanted to open a space in which to tell my olfactory experience in a completely subjective and free, faithful only to myself and my feelings. A space in which to confront with those who share my passion / obsession, groped in which to give written form to the feelings that I feel gives me every scent, without pretending to arrest and lock him in the cage of a definitive definition. Because what a smell should do is just that: give an emotion, a thrill, an image and then flee to other noses.
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